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Cellule staminali e Parkinson

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Cellule staminali e Parkinson Empty Cellule staminali e Parkinson

Messaggio  Daniele Spera Mar Mar 17, 2009 3:47 am

Tratto dal comunicato della Fondazione Parkinson Italia 8 novembre 2008

A cura del Comitato Scientifico e della Commissione Etica

della Fondazione Parkinson Italia


Sulla base delle attuali conoscenze non esistono adeguate evidenze che possano giustificare, anche sotto il profilo etico, l'impiego nella pratica clinica delle cellule staminali per la cura della malattia di Parkinson.

Le cellule "staminali" sono all'origine cellule indifferenziate che hannno la capacità di trasformarsi, moltiplicandosi in maniera pressocchè illimitata, in altri tipi di cellule. L'impiego di queste cellule potrebbe quindi essere la cura ideale per quella tipologia di malattie neurologiche, come la malattia di Parkinson, dovute ad una degenerazione delle cellule nervose[1]: la sostituzione delle cellule nervose degenerate con cellule staminali opportunamente trattate potrebbe dare risultati più efficaci rispetto alle attuali terapie che sono solo sintomatiche.

Le cellule staminali utilizzabili nella malattia di Parkinson possono derivare da fonti diverse: cellule embrionali, neurali (adulte o fetali), autologhe (derivanti dal midollo osseo o da altri tessuti del paziente stesso) e ancora cellule derivanti dal cordone ombelicale.

Indipendentemente dalla fonte utilizzata di cellule staminali, le attuali evidenze ne dimostrano ancora un limitato utilizzo umano nella cura della malattia di Parkinson.

La prima evidenza è un ridotto attecchimento delle cellule staminali nel paziente dopo il trapianto: gli studi condotti sugli animali dimostrano che il numero di cellule che sopravvive al trapianto e si differenzia in neuroni che producono dopamina è ancora molto limitato, nonostante l'utilizzo di volta in volta di sostanze che dovrebbero limitarne la perdita[2]. Un altro limite è dato, nei diversi casi, dai possibili effetti collaterali: sviluppo di tumori finora confermato per le cellule embrionali, contro-indicazioni dei farmaci necessari per ridurre la probabilità di rigetto in caso di trapianto di cellule staminali provenienti da specie diverse ("terapia immunosoppressiva"), l'insorgenza di movimenti involontari e non controllabili, anche in quei momenti della giornata in cui è ridotta o assente la motilità volontaria, in caso di utilizzo di cellule fetali[3].

Le procedure sperimentali peraltro in Italia sono sottoposte a trasparenti meccanismi di controllo e puntuali verifiche di efficacia, a tutela del paziente e dello sperimentatore, e sono regolate da precise norme di legge che vanno conosciute e rispettate.



Maggiori approfondimenti sono disponibili sul sito internet http://www.fondazioneparkinsonitalia.it

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[1] La malattia di Parkinson è dovuta alla degenerazione dei neuroni appartenenti ad una specifica area del cervello umano (detta "Sostanza Nera") e preposti al controllo degli impulsi nervosi per la facilitazione del movimento. Nella fattispecie gli impulsi sono trasmessi dai neuroni attraverso una sostanza, detta dopamina, ed in carenza di essa, a causa della degenerazione dei neuroni che la producono, viene meno il controllo specifico del movimento.

[2] Antiossidanti fattori trofici ed antiapoptotici.

[3] Le fibre originate dai neuroni della "Sostanza Nera", che trasmettono per mezzo della dopamina gli impulsi nervosi per la facilitazione del movimento, si dirigono in maniera prevalente verso l'area del cervello dei "Nuclei Striati" (costituendo la cosiddetta "via nigro-striatale dopaminergica"). L'impianto di cellule fetali "nigrostriatali" a compensazione dei neuroni degenerati, produce un'alterata modulazione della dopamina con conseguente presenza di movimenti involontari anche nei periodi in cui sono notevolmente ridotti o assenti i movimenti volontari (discinesie di fasi "off").
Daniele Spera
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